Tra l’Iraq e la Svizzera: l’identità raccontata da Usama Al Shahmani

In terra straniera gli alberi parlano arabo” è un libro di Usama Al Shahmani pubblicato nel 2021, redatto originalmente in lingua tedesca.

In un racconto che si mischia parzialmente con l’esperienza personale, in “In terra straniera gli alberi parlano arabo” Usama Al Shahmani segue la storia del protagonista, che porta il suo stesso nome, nel passaggio dall’Iraq alla Svizzera come rifugiato.

Non soffermandosi mai nei dettagli minuziosi della vita personale, Al Shahmani percorre delle fasi essenziali nella vita del protagonista: lo spaesamento nel ritrovarsi in un Paese radicalmente differente da quello di origine, la difficoltà del trovare lavoro, la nostalgia per l’Iraq e la sua famiglia, lo scambio di mail con il fratello Ali a Baghdad e le telefonate a gettoni con gli altri familiari; ma anche la graduale conoscenza degli svizzeri, che lo lascerà piacevolmente sorpreso nei primi mesi di permanenza nella sua nuova casa.

Solo in sottofondo vedremo i dettagli personali della nuova vita di Usama, scoprendo la sua graduale integrazione con il territorio e la creazione di una nuova famiglia, mentre il centro dell’attenzione rimane il tema dell’identità e dell’Iraq.

La notizia improvvisa della sparizione del fratello Ali, deciso a rimanere a Baghdad nonostante il pericolo e le numerose ammonizioni da parte della famiglia e del fratello stesso, porta Usama in un percorso di infinita tribolazione nella disperata ricerca del fratello.

Il dramma della famiglia e l’altro fratello di Usama, Naser, fungono da espediente per esporre il dramma di un Iraq devastato e sfinito dalla violenza, tradito da illusioni di pace dopo anni di guerra e umiliazione. Il Paese diventa un luogo di terrificante immobilismo dove chi resta non si sente al sicuro e chi abbandona la patria non sa più cosa la definisca tale.

Trovando negli alberi dei mezzi per rievocare il proprio passato in famiglia, Usama riflette costantemente sul significato della patria e dell’identità: cosa significa sentirsi iracheno in Iraq? Cosa significa sentirsi iracheno in Svizzera? Come si può mantenere un legame con il proprio Paese, tanto amato e tanto odiato allo stesso tempo?

Tornando a casa continuai a riflettere sulla patria. L’incertezza della sorte di mio fratello non era forse la stessa della patria? Perché non riuscivo a liberarmi da quell’idea? La patria era un aspetto importante per la mia vita in Svizzera? Era sostituibile? La Svizzera poteva prenderne il posto?

Il leitmotiv del protagonista è la compagnia degli alberi e del significato che lui gli attribuisce: suoi compagni e confidenti appena arrivato in Svizzera, Usama sente nei boschi svizzeri un’atmosfera di pace mai provata in terra straniera e dove conversa con gli alberi nella sua lingua madre. Per la prima volta, nei boschi non si sente straniero.

Gli alberi definiscono la sua vita in Svizzera ma anche la sua vita in Iraq, rievocata nei ricordi dell’infanzia e del fratello disperso.

Un aspetto così svizzero come le camminate nei boschi, disprezzate per principio dall’amico Bilal, porteranno conforto e comprensione a Usama. Gli alberi e il bosco, suoi confidenti per tutta la durata del racconto e della sua nuova vita in Svizzera, sono metafora evidente del rapporto mantenuto tra la nuova vita che deve imparare a vivere e le sue radici irachene a cui rimane legato, a differenza di altri personaggi presentati nel corso della storia.

La ricerca del significato dell’essere iracheno e di cosa il Paese natio davvero rappresenti lo manterrà indissolubilmente legato alla propria identità, riuscendo comunque a creare un ponte per la nuova vita che arriverà ad amare.

Chiara Ricchiuto

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