Ali Shehadeh : il salvataggio dei semi del futuro

Avreste mai pensato che il futuro di gran parte della popolazione mondiale potesse in parte dipendere da alcuni semi in grado di sopravvivere, crescere e proliferare in condizioni di siccità? E che la guerra in Siria scoppiata nel 2011 a seguito della primavera araba stava portando alla loro distruzione? Nonostante sembri l’inizio di un’avvincente fiction d’avventura, è tutta realtà. Partiamo dal principio: ICARDA.

Icarda, Centro internazionale per la ricerca agricola nelle zona aride, è un’organizzazione internazionale fondata nel 1977 in Libano, che si occupa di aiutare, attraverso la ricerca scientifica, le comunità che risiedono nelle zone aride del mondo in via di sviluppo, tra cui alcune aree del Medio Oriente. In particolare lavorano nella creazione di sistemi di irrigazione innovativi per migliorare la produttività del suolo ostile e bloccare il suo degrado dovuto al climate change. Si occupano inoltre della conservazione dell’agrobiodiversità all’interno delle loro banche genetiche dei semi e infine creano programmi di allevamento di piccoli ruminanti per sviluppare razze che possano adattarsi al cambiamento climatico. Una grande corsa contro il tempo, una grande sfida, un grande progetto per salvare il futuro di 2,5 miliardi di persone che vivono in queste aride terre. La loro missione è quella di “ridurre la povertà, migliorare la sicurezza alimentare, idrica e nutrizionale in modo da affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico” (https://www.icarda.org/about-us/mission-vision).

La vicenda che vi raccontiamo coinvolge Icarda e lo scienziato siriano Ali Shehadeh, che lavora all’interno di questa organizzazione.

Ali Shahedeh viene chiamato dai suoi colleghi “il maniaco dei legumi”, ha passato infatti più di 30 anni della sua vita a raccogliere, coltivare e preservare diverse qualità di legumi, foraggi e frumento, da lui soprannominati “i nostri antenati selvatici”. Questo perché crescono e si riproducono attualmente nel luogo in cui sono proliferate le prime civiltà agricole, ovvero la Mezzaluna Fertile. Durante le sue ricerche seleziona i tratti genetici dei semi che a suo avviso saranno più utili in futuro, così da migliorare sempre di più la loro resistenza alle temperature ostili e ai parassiti.

Fonte: New York Times

Ali Shehadeh lavorava a A Tal Hadya in Siria, luogo in cui, dal 1983, era presente la banca genetica di ICARDA, un vero e proprio scrigno per il mondo della botanica, contenente un grande tesoro. Al suo interno erano conservate tantissime varietà di semi provenienti da diverse zone aride del pianeta e aventi la capacità di resistere al calore e alla siccità. Come ricorda l’articolo di New York time (link nelle fonti) la ricerca portata avanti da Icarda in Siria aveva persino permesso al paese di divenire autosufficiente nella produzione di grano. Questo permette di sottolineare l’importanza degli studi portati avanti da questa organizzazione, dato che la maggior parte del territorio siriano è caratterizzato da steppe o deserto. In un’ottica lungimirante questi semi saranno sicuramente preziosi in vista delle sfide alla quale ci sottoporrà il climate change: avendo la capacità di resistere in condizioni particolarmente sfavorevoli potranno, in un futuro in cui si prevede che le terre aride aumenteranno, sfamare numerose persone. Secondo diversi scienziati, permetteranno infatti di salvare numerose vite.

Il problema si palesò nel 2012 quando, a seguito della primavera araba siriana, scoppiò la guerra civile. In poco tempo il disordine e la violenza raggiunsero la banca di Tal Hadya costringendo l’equipe dei 90 scienziati che vi lavoravano, a trasferirsi ad Aleppo per questioni di sicurezza. Nel frattempo alcuni gruppi armati di ribelli occuparono la banca impedendo agli scienziati di poter farvi ritorno. L’aggravamento della situazione e l’assenza di una vicina risoluzione del conflitto li convinse della necessità di tentare un viaggio da Aleppo a Tal Hadya per salvare il maggior numero di esemplari possibili, nonostante questo comportasse numerosi rischi, tra cui banalmente perdere la vita. Coordinati da Ali Shehadeh riuscirono a raggiungere la banca, a procedere con l’estrazione dei semi, e a far ritorno ad Aleppo.

Le testimonianze dei protagonisti di questa impresa ci raccontano che il viaggio in una situazione di normalità sarebbe durato circa 30 minuti, ma il loro si è prolungato di circa 40 ore perché per evitare i posti di blocco controllati dalle milizie, hanno dovuto allungare la strada e attraversare la campagna. Successivamente da Aleppo riuscirono a spedire i semi in altre banche genetiche in giro per il mondo: si conta che abbiano salvato circa 116.000 varietà. Nel 2016 i semi hanno fatto ritorno in Medio Oriente e in particolare la collezione di semi che prima era custodita a Tal Hadya è stata trasferita in Libano. Nonostante questo cambio di location Icarda continua questo lavoro di selezione e conservazione di questi preziosi semi resistenti al calore e alla siccità.

Una missione a dir poco eroica per salvare il futuro di numerose persone e che necessita di essere divulgata e narrata come segno di riconoscimento, non richiesto ma necessario, nei confronti di Ali Shehadeh e il suo team di scienziati. Hanno salvato i semi che molto probabilmente permetteranno il fiorire del nostro futuro.

Giorgia Facchini

Fonti

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