Le radici del Sufismo o “misticismo islamico”
Il sufismo è la corrente mistica dell’Islam e chi lo pratica viene definito sufi. I sufi sono persone che decidono di dedicare una parte fondamentale della loro vita alla ricerca di Dio e del percorso migliore per giungere fino a lui generalmente sotto la guida di un maestro.
Il termine sufismo viene riportato alla parola araba تَصَوُّف (taṣawwuf) ed il modo con la quale si indica la dimensione più intima e mistica dell’Islam. Il termine arabo ha come significato letterale “diventare sufi”, a sottolineare come l’esperienza di chi intraprende la via ascetica del sufismo dia grande rilevanza alla strada e al processo più che all’effettivo raggiungimento dell’ultimo stadio del percorso. L’importanza conferita all’obiettivo è parimenti affidata al percorso per “diventare sufi” che nella maggior parte dei casi può durare l’intera vita.
La lingua araba si caratterizza per la sua organizzazione intorno a radici, che custodiscono un significato originario intorno al quale poi le parole vanno ad organizzarsi. In diversi casi infatti il significato di una parola complessa può essere ricavato dalla conoscenza del significato della sua radice che, a seconda delle aggiunte, può voler dire molte cose diverse. Generalmente le parole arabe si costruiscono intorno a una radice trilittera: nel caso del termine taṣawwuf esso viene riportato alle lettere ص و ف (Ṣ -W-F). Tali lettere hanno dato luogo a diverse ipotesi su quale sia l’originale significato della parola sufismo. La più sostenuta tra queste suggerisce che il senso originale di tale radice andrebbe riportato alla parola ṣūf, che indicherebbe quindi la lana grezza indossata dai primi asceti musulmani (ṣūf significa lana).
Un’altra teoria a proposito di questa radice richiama il termine صفاء (ṣafāʾ) che ha il significato di purezza e che rievocherebbe in questo modo un altro ideale legato al sufismo. Infine è stato proposto anche di riportare questo termine all’immagine di un portico (صف), sotto il quale il Profeta Muhammad avrebbe ospitato i suoi primi compagni e alcuni poveri (ṣuffa ha infatti il significato di tettoia). Quest’ultima ipotesi è meno percorsa soprattutto perché la radice della parola ṣuffa è differente da quella della parola taṣawwuf , anche se il suo significato potrebbe essere molto legato alla storia del sufismo.
Il lessico utilizzato assume una forte valenza anche all’interno di termini più “tecnici” del sufismo. Per esempio, l’idea che tale esperienza di misticismo sia intrapresa come un percorso e non come un puntuale raggiungimento di obiettivi, viene richiamata dall’utilizzo della parola ṭarīqa (da riportare a طريق : via, sentiero). Essa serve ad indicare le diverse modalità con le quali i maestri sufi propongono ai loro discepoli di avvicinarsi a Dio. Nell’uso corrente ṭarīqa è il nome con il quale si identifica una specifica confraternita sufi, dotata delle proprie ritualità e del proprio funzionamento e legata generalmente anche nel nome al maestro fondatore. Vi possono essere anche differenze molto ampie da una ṭuruq (plurale di ṭarīqa) all’altra e alcune tra essere sono molto più legate e integrate all’Islam sunnita mentre altre gravitano più vicino allo sciismo. Le confraternite nel tempo si sono diffuse in tutte le classi della società, sebbene diversi movimenti abbiano accusato il sufismo di essere una forma di Islam “popolare” che tradisce i veri principi dell’Islam.
Il primo grande ordine sufi fu istituito nel XII secolo da ʿAbd al-Qādir al-Ǧīlānī, da cui la confraternita prende il nome di Qādiriyya. Profondamente radicata nell’Islam sunnita, svolse un ruolo importante anche nello sviluppo di tutte le confraternite successive e si diffuse in tutto il mondo musulmano. Tuttavia, la ṭarīqa più nota è sicuramente quella della Mevleviyya (termine turco), più universamente riconosciuta come la confraternita dei “dervisci “roteanti” o “danzanti”. Come suggerisce il nome, si tratta di una confraternita localizzata in particolare in Turchia e la loro danza spirituale, che segue procedure rigidamente stabilite, simboleggia il movimento dei pianeti intorno al sole.
La nascita del sufismo inteso come movimento organico viene fatta risalire intorno all’VIII secolo, anche se il poco che si sa a proposito della sua origine risale a frammentate testimonianze contenute in testi del X secolo. E’ importante sottolineare il fatto che, seppur organizzatosi in un momento successivo di circa due secoli dalla diffusione dell’Islam, il sufismo ha sempre fatto parte della religione islamica. Esperienze di ascetismo si sono sviluppate fin dai primi anni della predicazione di Muhammad e la base della preghiera e della riflessione sufi rimane sempre e comunque il Corano. L’importanza di sottolineare la piena appartenenza del sufismo alla tradizione islamica è giustificata dal fatto che diverse volte nel corso della storia tale misticismo sia stato scambiato per qualcosa di totalmente differente e sia stato in certi casi anche rifiutato da correnti radicali interne alla stessa comunità islamica. Se da una parte molti studiosi europei durante il periodo coloniale categorizzarono il sufismo come un rito, una fede altra rispetto a quella musulmana, la corrente purista e radicale interna all’Islam che prende il nome di wahhabismo ha più volte contrastato le pratiche delle ṭuruq nei suoi territori di diffusione.
Il sufismo è oggi diffuso in tutto il mondo e durante la sua diffusione si sono verificati molti cambiamenti all’interno delle sue interpretazioni, che in alcuni casi sono arrivate ad avere forme più “spiritualiste” e “paniste”. Complici anche i diversi spostamenti di popolazioni e maestri sufi, vi è stata un’ibridazione e una contaminazione in questa forma di misticismo che ha dato origine a esperienze altre che, pur riportabili a un’originale ispirazione al mondo del sufismo, devono essere riconosciute come qualcosa di molto diverso e slegato da esso. Inoltre il fascino New Age che attraversa la nostra epoca e che si rivolge soprattutto na una presunta spiritualità orientale ha contribuito alla diffusione di alcune pratiche del sufismo, spesso però senza che chi le pratica ne conosca l’origine.
Una curiosità? Sempre per sottolineare come alcuni elementi del mondo sufi siano diventati ormai parte del patrimonio comune basti pensare a Battiato che, nella sua canzone “Voglio vederti danzare”, cita proprio la confraternita turca sopra citata, riferendosi alla tradizionale preghiera della confraternita Mevleviyya dicendo: “Voglio vederti danzare/ Come i dervishes turneurs che girano”.
Elena Sacchi
Note
Per la traslitterazione dei termini arabi è stata privilegiata la traslitterazione scientifica, tranne in quei casi in cui sia attestato un utilizzo più frequente in una traslitterazione altra.
Bibliografia
- Leccese, Francesco Alfonso. Sufi network : le confraternite islamiche tra globalizzazione e tradizione. Milano: Jouvence, 2017.
- Hillenbrand, Carole. Islam. Una nuova introduzione storica. Einaudi, 2016.