Beirut, la vie en rose: il Medio Oriente svizzero dell’élite cristiana. Un film di Eric Mòtjer
Il Libano è considerato uno dei terrirori in cui vige un’instabilità politica ed economica che non si è mai assestata. Beirut, la vie en Rose è un documentario del 2019 di produzione libanese e spagnola che entra nell’intimità della routine dell’élite cristiana maronita contemporanea che vive a Beirut da generazioni: mostra spaccati di vita quotidiana, dialoghi e sequenze che svelano “spettacoli” surreali, suggellati da chirurgia plastica e lusso decadente.
Questa élite ha integrato e inglobato i conflitti politci e sociali del Paese in una specie di bolla che gli permette di vivere “come se non ci fosse un domani” in una città che assomiglia più alla Svizzera, località turistica di signori d’affari, che ad un paese del Medio Oriente. E se il Libano è paragonato alla Svizzera, Beirut è una Parigi senza Champs-Élysées dove i grandi imprenditori sono proprietari di ville in cui si danno feste senza precedenti: si sfoggiano ricchezze barocche in case che all’occorrenza si trasformano in parchi divertimento, dove i pavoni fanno da soprammobile e gli uomini più ricchi discutono l’apertura di un nuovo centro commerciale o firmano contratti d’affari che potrebbero portare enormi quantità di denaro a un ceto che detiene già le attività più proficue della zona. nLe auto di lusso trasportano personaggi plurimilionari per le strade di una città sfiancata, grigia e ammaccata mentre una colonna sonora, filo conduttore della vita sociale di questa élite cristiana, accompagna al rallenty una fotografia meticolosa che il regista sottolinea con movimenti di camera molto ampi.
All’inizio del documentario il messaggio è chiaro; le scritte che appaiono in bianco su sfondo nero dicono che il Libano è un paese “chiuso” tra Siria, Israele e mare e che si trova in una crisi dovuta a guerre e conflitti interni mai risolti e che persistono dal 1975 (per approfondire il film di Ziad Doueri ‘West Beirut’ è un ottimo spunto). Nonostante queste vicissitudini l’élite della classe più ricca a maggioranza cristiana ha sempre continuato a vivere come se nulla fosse. Il regista del film, Eric Mòtjer vuole parlare proprio di queste persone e lo fa proponendo il loro punto di vista a cui, di certo, lo spettatore più attento non può che associare le figure tipiche di quell’esperpento della scuola letteraria e cinematografica spagnola dato dall’accostamento di immagini grottesche e talvolta insensate.
I primi minuti di pellicola ci conducono lentamente sulla costa di Beirut dove un uomo e una donna parlano in francese e raccontano la loro permanenza nel Paese durante il conflitto tra Libano e Israele del 1982. La donna tira fuori una maglietta dalla borsa e mostrandola alla camera spiega: «Alla fine della guerra abbiamo fatto delle magliette con un motto che dice ‘Alive and tanned, Summer 82′ con l’immagine di una nave della flotta militare israeliana e il tramonto»; continua dicendo che sul retro della t-shirt hanno fatto stampare anche tutti i nomi dei loro amici, frequentatori dello sporting club, e per festeggiare la fine della guerra hanno dato una festa. Indimenticabile è la torta, che i due ricordano sorridendo, raffigurante una nave da guerra israeliana.
La sequenza si sposta poi sul mare al tramonto mentre la voce maschile in francese continua: «La vita va avanti (…) Stai con noi una settimana e ti faremo vedere come viviamo».
Le risate goliardiche, gli atteggiamenti provocanti, gli abiti, le lunghe conversazioni superflee, il lusso pacchiano e tanti altri elementi fanno entrare lo spettatore nella routine di noncuranza e decadenza da cui subito vorrebbe uscire ma, curioso, resta ancora un po’ a guardare fino a che punto può arrivare il racconto.
Eric Mòtjer è stato talmente bravo a condurci in questo mondo esperpentico da farci voler rompere quella bolla poco dopo l’inizio del film. Ormai però, chiusi lì dentro, siamo costretti a conoscere e vedere le vite parallele di un Paese esausto, e di personaggi che un po’ ci fanno anche paura così come ci terrorizza chi ride del boato delle bombe.nnUn estratto del film lo potete trovare su Vimeo.com.
Erika Nizzoli