1982 – Oualid Mouaness e la sua guerra civile
Il primo lungometraggio da regista di Oualid Mouaness dipinge uno spaccato della società libanese gravitante attorno a una scuola: è il 1982, la guerra civile sta raggiungendo il suo apice di recrudescenza e la paura di un imminente attacco da parte di Israele appesta il cielo ricercato spasmodicamente dalle inquadrature del regista.
Wissam è un bambino delle elementari che scopre di avere una cotta per Joanna, una ragazzina della sua classe che non se lo fila. Il bambino è inoltre appassionato di cinema americano e di supereroi, un piccolo nerd libanese. La storia segue le dinamiche e la relazione dei due studenti e degli amici Majid e Abir tra compiti di fine anno e malintesi su chi piace a chi: l’estate incombe e in una Beirut divisa dalla Green Line, per i bambini non sarà più possibile vedersi durante l’estate.
L’inquietudine però non è solo quella dei bambini in attesa dell’estate; il film infatti segue anche le vicende dei professori e la loro palpabile tensione per ciò che accade nel Paese, qualcosa di cui i bambini sanno poco ma che grava pesantemente sugli umori del corpo docenti: Yasmine (Nadine Labaki nel film), l’insegnante dei bambini e di famiglia cristiana teme per il fratello, arruolatosi con le falangi libanesi e andato nel sud per combattere. La donna ha una relazione con Joseph, altro professore che però non condivide le scelte del fratello di Yasmine pur essendo anch’egli cristiano.
Quella che racconta il film per buona parte della sua durata è la quiete prima della tempesta: allo scoppio delle prime bombe e all’avvento degli aerei e dei camion militari diretti verso il porto, tutto si ferma e scoppia il panico.
La scuola, da luogo di rifugio e di spensieratezza per i bambini, luogo di ancoraggio a una normalità perduta per i docenti, diventa ben presto un luogo da cui scappare. Non tutti i bambini hanno però la possibilità di tornare a casa: mentre i bus portano a casa coloro che vivono nella Beirut Est, coloro che vivono nell’altra metà della capitale non riescono a contattare i genitori e, con la città colpita dai bombardamenti, non sanno se potranno tornare dalle loro famiglie, o se siano ancora vive.
La storia fin qui raccontata sembra puntare verso un vortice di violenza senza speranza, ma la dolcezza dei bambini e l’idealizzazione del primo amore, con Wissam che dimostra di conoscere profondamente e mostra fino a che punto voglia salvare Joanna, ma ancora la fantasia capace di divenire realtà mentre la città crolla sotto il peso e la distruzione delle bombe, chiudono il film con un piacevole senso di dolce amarezza.
Il film ha notevoli punti in comune col capolavoro West Beirut di Ziad Doueiri: da cui prende l’idea di raccontare la guerra civile vista attraverso gli occhi dei bambini, l’idea di raccontare i primi amori giovanili in tempo di guerra, e ancora la passione per il cinema da parte dei protagonisti; la differenza tra i due lungometraggi (oltre alla miglior qualità del film di Doueiri) è che Oualid Mouaness ne ribalta l’ambientazione e colloca il tutto nella Beirut Est.
La pellicola sottolinea in continuazione come la scuola sia allo stesso tempo una prigione, una costrizione che ti obbliga a essere dove non vorresti, ma anche una coperta di Linus in grado di allontanarti da una spirale di violenza sempre più cupa.
Le continue inquadrature al cielo, il mostrare il volo degli uccelli e l’inquadrare la scuola dal fuori verso l’interno rendono l’idea dell’estenuante attesa e tensione che serpeggia lungo tutto il film.
Il lungometraggio di Oualid Mouaness, candidato libanese agli Academy Awards è un buon film che sa raccontare e utilizzare i sentimenti dei bambini per smorzare il contesto in cui i personaggi si muovono con estrema abilità e che, al netto di idee non del tutto originali e una sceneggiatura talmente densa da risultare spesso piatta, racconta in modo piacevole l’evento più drammatico vissuto dalla società libanese: la guerra civile.
Luigi Toninelli