Fairuz, l’ultima diva della musica araba
Quando, a seguito dell’esplosione al porto di Beirut, il presidente francese Emmanuel Macron si recò in visita in Libano decise di dedicare alcuni momenti alla visita di un’anziana signora che viveva a nord di Beirut, a Rabieh. La foto di quell’incontro, in una casa accogliente ma non sfarzosa, fece il giro di tutto il mondo. Questo accadde non tanto per la presenza di Macron in Libano ma per una delle rarissime apparizioni pubbliche di Fairuz, l’ultima grande diva della musica araba.
Nata a Beirut il 21 novembre 1935 da una famiglia della classe operaia, Nuhad Haddad venne notata dal famoso compositore e musicista libanese Mohammed Flayfel (1899-1985) mentre cantava nel coro della scuola. Bastarono pochi secondi a questa ragazza timida ma dalla voce angelica per incantarlo. Fu così che l’uomo decise di investire sul suo talento e le fece ottenere una borsa di studio per il conservatorio.
La carriera della giovane cantante è indirettamente legata agli anni del mandato francese in Libano (1923-1946) quando venne creata una radio, Radio Orient (1938), poi Radio Libano. La creazione di questa radio nazionale portò gli intellettuali libanesi a porsi il problema di come migliorare i testi delle canzoni arabe e alimentare il fuoco dello spirito nazionale libanese. Fu in questo contesto artistico florido che Fairuz ebbe la possibilità con la sua voce angelica di mettersi in mostra e di muovere i primi passi nell’industria musicale araba pubblicando le prime canzoni. Proprio in questi anni conobbe il famosissimo compositore e produttore Assi Rahbani (1923-1986) che poi divenne suo marito e con cui instaurò un sodalizio artistico della durata di 25 anni. La collaborazione divenne presto un trio quando a Fairuz e Rahbani si aggiunse Sabri Al-Sherif, direttore artistico della stazione radiotelevisiva del Vicino Oriente. Grazie a questa proficua collaborazione le canzoni del trio si diffusero in tutta la regione e, a partire dai successi Etab e Ya Ba La La, la poliedrica musica di Fairuz abbracciò differenti produzioni musicali: canzoni da ballo, canzoni popolari e folcloristiche, muwashshahat, qasaid e piccole operette.
“The word and “its sister the melody,” as Assi used to say, are conjoined with the singer within a melodic composition that intensifies human experiences and their emotional charges within a few minutes. They are drawn with professional accuracy despite their apparent simplicity, while staying away from improvisational practices in favour of written orchestral canons. This technical system, interlinked with values of a renaissance innately attached to Lebanese land and people’s aspirations, formed the next step towards the completion of the Fairouz and Rahbani brothers’,artistic structure”. Fonte: Beirut and Fairouz: A path of gold and loss.
Negli anni Sessanta la città di Beirut continuò a rappresentare un centro culturale ed economico di primo piano in tutta l’area del Mediterraneo. In questi anni nacque il mito di al-Hamra, uno dei quartieri della Beirut ovest centro di un florido movimento culturale e artistico. Cinema, locali, teatri riaffermarono il mito di quella che ancora oggi in Libano viene ricordata come l’Età dell’oro. In questi anni Fairuz partecipò attivamente alla vita culturale del paese e prese parte a molte delle opere del teatro musicale arabo. L’Ambasciatrice del Libano presso le stelle, come venne chiamata dal poeta Said Akl, incrementò proprio grazie al teatro la sua aurea di diva. Tuttavia le crescenti disuguaglianze sociali e le migrazioni che il paese subì in questi anni rappresentavano alcuni sintomi di una crisi ben più profonda che il paese stava per affrontare. La guerra civile (1975-1990) era alle porte, l’Età dell’oro ormai alle spalle.
Durante i lunghi anni del conflitto le comparse di Fairuz diminuirono ma la sua voce continuò a risuonare tra le macerie della città, nei silenzi della paura di una generazione spezzata dal conflitto e privata di quindici anni di vita. Tra la cantante e la gente si venne a creare “una relazione segreta, basata su un profondo amore e un forte rispetto reciproco”. Così i libanesi portarono la cantante nei loro cuori, nelle valigie di coloro che emigravano all’estero e nei rifugi sotterranei per chi decideva di restare. I testi della sua musica in questa fase, rappresentavano con nostalgia un tempo passato che mai più ritornerà e invitavano i libanesi a operare una rigenerazione interiore, unica possibile via di fuga al buio del conflitto. Sono questi gli anni dei grandi lutti e delle cospicue lacrime, anche per Fairuz. Anche l’usignolo libanese infatti soffrì del dolore straziante causato dalla perdita di due suoi cari: quello del suo grande amore e collaboratore Assi Rahbani, morto nel 1986 dopo anni di sofferenza a causa di un ictus e quello della figlia Layal, morta nel 1988. Con la morte di Assi si conclude un quarto di secolo di carriera influenzata dalla proficua collaborazione coi fratelli Rahbani.
Nonostante i lutti subiti la cantante proseguì la carriera decidendosi di farsi produrre dal figlio Ziad Rahbani e allontanandosi dal nazionalismo nostalgico caratteristico della prima parte della sua discografia per abbracciare uno stile dalle sonorità jazz e funk. Gli anni Novanta sono inoltre caratterizzati da concerti su larga scala che renderanno il mito di Fairuz ancor più indelebile, di particolare rilevanza lo storico concerto del settembre 1994 tenutosi in Piazza dei Martiri a Beirut per lanciare la rinascita del quartiere devastato dalla guerra civile. Pochi anni dopo apparse al Festival Internazionale di Baalbeck, nel 1998, dopo 25 anni di assenza autoimposta. Il mito della cantate libanese, oggi ultima rimasta delle grandi dive arabe dopo la morte di Umm Kulthum (1898-1975) e Sabah (1943-2014), venne ulteriormente consolidato nel 2008 si esibì in uno storico concerto a Damasco, al Teatro dell’Opera. Un emozionante e storico ritorno nella capitale siriana dopo più di due decenni di assenza dal paese.
“Every day the sun rises over Syria you hear one voice across the country – Fairuz, the legendary Lebanese singer and greatest living Arab diva. If you are driving, or in a taxi, public transport, in your office or a nearby cafe, Fairuz accompanies the start of your day. She is the morning breath for Syrians.” Fonte: BBC
Ancora oggi camminando per le strade di Beirut, prendendo un taxi a Damasco o visitando amici in Giordania, la voce di Fairuz ti accompagna in sottofondo e continua ad accompagnare la quotidianità di intere generazioni. Una voce nostalgica, una voce materna quella di Fairuz, una voce capace di riportarti indietro in tempo passato, di accompagnarti nei più intensi amori, una voce impossibile da dimenticare.
Luigi Toninelli