Mauritania: a metà tra due mondi?

Aprendo Google maps e zoommando sulla Mauritania si nota subito qualcosa di probabilmente inaspettato. Cosa ci fanno tutti quei nomi in arabo su quella cartina? Non è il Nord Africa dopo tutto. In effetti, quando si pensa alla regione MENA o più genericamente ai paesi arabi è difficile che venga in mente la Mauritania, paese per altro abbastanza dimenticato anche dai programmi di studio accademici, riguardino essi l’Africa o la regione MENA. Come potremmo descrivere dunque questo paese della fascia saheliana? In quale categoria inserirlo?

Per poter rispondere a questi interrogativi è forse utile riflettere sui paesi che compongono la regione MENA. Questa sigla, basata sulle parole inglesi Middle East and North Africa, è forse una delle più utilizzate in ambito accademico, diplomatico, securitario e politico per riferirsi alla regione. Tuttavia, non vi è un accordo su quali paesi siano compresi da questa denominazione. Mentre c’è tutto un elenco di nazioni che risultano sempre incluse nel termine, come Marocco, Algeria, Tunisia piuttosto che Siria, Libano e Giordania, ve ne sono molte altre che vengono incluse solo da alcuni organismi e in determinati contesti. Per altro, negli ultimi anni sono stati sviluppati anche altri acronimi per permettere di includere nella denominazione paesi ritenuti fortemente legati alla regione, ma che non ne fanno propriamente parte. Ad esempio WANA verrebbe utilizzato per definire il West Asia and North Africa mentre MENAP per Middle East, North Africa, Afghanistan, e Pakistan.

Ma tornando alla nostra denominazione di MENA, quali potrebbero essere i comuni denominatori, le caratteristiche che in qualche modo forniscono un criterio di esclusione/inclusione? Alcuni degli elementi che vengono usualmente evocati sono la lingua (quasi la totalità di questi paesi è di lingua araba) e la religione (l’Islam è la religione prevalente). Anche i settori economici e i livelli di sviluppo sono spesso interpretati come fattori comuni. Tuttavia, la molteplicità delle componenti dei paesi che fanno parte a pieno titolo della regione rende questi criteri non sempre affidabili: basti pensare all’Iran, sempre incluso nelle classificazioni eppure di lingua persiana, oppure alle comunità religiose non musulmane che pur ricoprono un ruolo importante nello spazio pubblico, come i Cristiani Copti in Egitto, i Maroniti in Libano, i Siriaci in Siria e i Caldei in Iraq, gli ebrei in Israele.

Dunque, se di fatto si parla di criteri abbastanza flessibili, come considerare la Mauritania? Per poter posizionare questo paese nel nostro atlante, può risultare utile specificare alcune delle sue caratteristiche.

Fonte: viaggitribali

Il territorio e i suoi abitanti

Iniziando dal territorio, la Mauritania si trova in quella fascia dell’Africa che gli arabi definirono Sahel, «bordo», ovvero in quell’ampia regione che si estende dalle ultime propaggini del deserto del Sahara fino alle savane dei paesi della fascia equatoriale. I confini della Mauritania, come quelli di molti altri paesi ex-coloniali della regione MENA, sono quasi interamente artificiali e si sono mantenuti relativamente stabili dal periodo della dominazione francese. Nonostante questo, il confine a nord con il Sahara Occidentale e quello con il Mali a est sono da tempo zone calde e/o contese, in ragione dell’instabilità politica e delle diatribe relative alla sovranità dei due paesi adiacenti. Il confine con il Sahara occidentale in particolare rappresenta uno dei dossier che, negli anni, ha più (s)connesso la Mauritania ai giochi diplomatici con altri paesi della regione MENA, primi fra tutti Algeria e Marocco.

Il territorio della Mauritania comprende quindi una vasta porzione del Sahara, che si presenta per lo più sotto forma di ampie distese sabbiose che si spingono fino alla fascia costiera atlantica. Dagli anni ’70 la regione meridionale del Sahel è colpita da rigidi periodi di siccità, che hanno comportato e comportano pesanti conseguenze non solo sulle condizioni di vita della popolazione, ma anche sulle vicissitudini politiche del paese. Con l’avanzamento del cambiamento climatico, questi fenomeni naturali potrebbero aggravarsi rendendo sempre più complessa la gestione economica e di vita dei periodi secchi. Rischio per altro condiviso con diversi altri paesi dell’area MENA (ne avevamo parlato qui).

La principale risorsa che questo territorio in parte inospitale offre ai suoi abitanti è legata alle attività di estrazione di minerali di ferro, una dei pochi settori ‘trainanti del paese’. La presenza di risorse energetiche esauribili, oltre a costituire un altro punto di contatto con i paesi della regione, è anche legata a una inefficienza nel loro sfruttamento a causa di problemi estrattivi e di trasporto. Di fatto, l’economia si concretizza ancora come di sussistenza. Anche l’agricoltura rimane fortemente legata all’autoconsumo e l’entità delle produzioni è condizionata dall’andamento meteorologico. Per altro, l’abbandono delle campagne e l’aumento del grado di urbanizzazione hanno fatto lievitare le importazioni di beni, tanto che anche nei periodi climaticamente favorevoli il paese non è in grado di garantire l’autosufficienza alimentare.

Fonte: Land Portal

Per quanto riguarda invece la popolazione, elemento particolarmente interessante per rispondere alla nostra domanda iniziale, essa è costituita per la maggior parte da Mauri. Questi ultimi si considerano essere discendenti da Berberi (di cui avevamo parlato qui) e da Arabi che sarebbero arrivati sul territorio tra il III e il VII secolo d.C. e si sarebbero poi incontrati con popolazioni originarie del paese, che compongono invece la rimanente e minoritaria parte della popolazione.

Anche la lingua e la religione sono elementi interessanti per i criteri di inclusione nella categoria MENA. Nel caso della Mauritania, è l’arabo anche se nell’uso quotidiano si parlano il francese e numerosi dialetti di radice araba. Per quanto riguarda la religione invece, quella prevalente è quella l’islamica sunnita. Entrambe queste caratteristiche offrono un forte punto di contatto del paese con gli altri paesi del Medio Oriente e Nord Africa.

Fonte: foto di John Wessels

Intrecci politici

Da un punto di vista fisico e culturale, vi sono quindi molti punti di contatto tra la Mauritania e la MENA. Ma come si colloca la storia politica regionale della Mauritania? Quale la sua auto-identificazione?

Senza dubbio, nel corso della sua storia, la classe dirigente in Mauritania è stata attratta da due poli regionali, quello africano e arabo, a fasi alterne, senza riuscirne a dosare l’ambivalenza, né a trasformarla in concreti processi di sviluppo. Si è trattato più spesso di una dualità percepita come un aut aut che ha finito in alcuni casi per trasformarsi in dualità conflittuale.

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Ripercorrendo la genesi dell’organizzazione politica del territorio, la Mauritania divenne protettorato della Francia nel 1904 e dal 1920 fu incorporato tra i territori dell’Africa Occidentale Francese. Dei possedimenti francesi facevano parte anche l’Algeria, la Tunisia e il Marocco. E fin qua, non troviamo nessuna grande frattura o schieramento. Nel 1960, come la maggior parte delle ex colonie francesi, si proclamò indipendente, con il nome di République Islamique de Mauritanie. Sarà proprio il vento delle indipendenze a porre la Mauritania di fronte alle sue prime scelte “identitarie”, sia in ambito di politica estera che in ambito di politica interna. Infatti, il processo di decolonizzazione ha scatenato l’inizio di una crisi territoriale che ancora rimane aperta nei dossier internazionali: il Sahara Occidentale. Il confine che quest’ultimo condivide con la Mauritania ha fatto sì che le aspirazioni indipendentiste, spagnole e marocchine si intrecciassero a quelle mauritane.

Formalmente infatti il territorio del Sahara Occidentale è rimasto una colonia spagnola fino al 1976. Tuttavia, nel 1975 venne firmato il Patto di Madrid (di cui vi avevamo parlato qui), che stabiliva una spartizione del territorio tra Mauritania e Marocco, a cui seguì una vera e propria invasione armata nel 1976. La resistenza Sharawi organizzata nel Fronte Polisario si trovò a fronteggiare due potenze che tuttavia si trovavano in una forte situazione di rivalità. A complicare il quadro, l’Algeria offrì il proprio sostegno al Fronte Polisario, andando a creare una forte spaccatura diplomatica con il Marocco (per altro ancora non risanata) e la Mauritania. Quest’ultima si trovò costretta a ritirarsi dalla contesa nel 1979: le sconfitte subite nel corso della guerra e il conseguente aggravamento della situazione economica avevano infatti originato un colpo di Stato nel luglio 1978. Si tratta di una nuova fase politica e diplomatica per la Mauritania: dopo aver firmato un trattato di pace con il Fronte Polisario vennero riallacciate le relazioni diplomatiche con l’Algeria, mentre al contrario quelle con il Marocco conoscevano un inesorabile deterioramento.

Gli anni ’70 per la Mauritania non hanno rappresentato solo la crisi del Sahara Occidentale: il vento dell’ideologia panaraba e panislamica aveva raggiunto anche i territori mauritani in un momento molto propizio per l’affermazione di tali movimenti di pensiero. La necessità di trovare una stabilità politica interna infatti portò la classe dirigente ad adottare una decisa strategia di arabizzazione del paese, creando nuovi spazi di incontro e cooperazione con gli altri paesi arabi. La necessità di affermare la propria vicinanza al mondo arabo era legata alle diverse tensioni interne che si erano scatenate già nei primi anni successivi all’indipendenza tra la maggioranza di discendenza arabo-berbera e la minoranza nera della popolazione, per altro frammentata in diverse comunità minori.

Queste tensioni, che avevano trovato un primo momento di sfogo nel 1966 con l’adozione dell’arabo come lingua ufficiale, di fatto non erano mai risolte e si riaffermeranno anzi con forza in concomitanza alla distribuzione delle terre bonificate nella valle del fiume Senegal. Tale contesa finì per coinvolgere anche il confinante Senegal portando alla rottura delle relazioni diplomatiche (1989-92) e a scontri armati nel 1991. Tale conflitto si inserisce in una fase che già sembrava vedere la Mauritania rifiutare la sua ‘identità africana’ a favore di un avvicinamento del mondo arabo. Tanto più che la Mauritania aveva già provveduto nel 1989 a rafforzare i suoi rapporti con i paesi maghrebini partecipando alla formazione dell’Unione del el-Maghrib Arabo.

Sarà solo nel corso degli anni successivi che la Mauritania abbandonerà in parte le sue politiche di arabizzazione per spostarsi verso posizioni più ambivalenti sullo scacchiere internazionale: ad esempio stabilì relazioni diplomatiche con Israele già nel 1995, rafforzò i legami con la Francia, mentre dalla fine del 1994, insieme a Israele, Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia, partecipò alla nascita del Gruppo di cooperazione mediterranea della NATO (1997).

La natura della Mauritania come stato cerniera di fatto viene sfruttata dai governi che si imporranno nel paese in modo non sempre legittimo come fattore per scegliere lo schieramento più conveniente agli interessi della nazione.

Al di là dell’esito più o meno positivo di queste strategie, ancora oggi è difficile capire quale sia l’orientamento regionale che più si addice a questo paese composito, soprattutto in seguito ai rinnovati interessi di alcuni dei colossi del Golfo, primo fra tutti l’Arabia Saudita, nei confronti dell’Africa Occidentale e quindi anche della Mauritania.

E quindi?

Situata tra Maghreb a nord e Africa subsahariana a sud, la Mauritania si presenta quindi come caso in cui appartenenza storica, culturale e sociale alle due aree regionali rappresentano la causa di un’ininterrotta ricerca degli equilibri interni, di affermazione d’indipendenza, e di costruzione di un’identità nazionale a cui ancora oggi aspirano anche altri stati del continente africano.

Nonostante la diffidenza di diverse istituzioni e accademici a considerarla parte integrante della regione MENA, le forti interconnessioni della Mauritania con il Nord Africa, le radici della sua popolazione, la sua lingua così come la sua storia la rendono idonea a essere considerata a pieno titolo parte della regione. Questa classificazione tuttavia non deve diventare l’unica chiave di lettura per analizzare questo paese, ricco di relazioni, somiglianze e interconnessioni anche verso la fascia saheliana e verso quella parte di Africa con cui la Mauritania, come tutti i territori ‘di confine’, funge in qualche modo da ponte.

Elena Sacchi


Fonti

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